Sofia è un furetto intrappolato nei panni di una bambina.
Sofia è una marmocchietta di due anni che crede di averne dodici.
Si dà il caso che tra le altre cose, Sofia sia anche la mia figlia minore.
A un anno, con fare sprezzante e con sguardo di ghiaccio assassino, rifiuta di sedersi sul seggiolone e di essere imboccata, vuole gestire il comparto pasti alle sue condizioni.
A due anni siede sul trono del bagno, e con piglio feroce grida: “Chiudi porta”. Certo, la privacy prima di tutto. Dopo qualche minuto esce con le braghe abbassate e prorompe trionfante: “Pulita sola” – eludendo puntuale i nostri ordini – e sale imperiosa sul bidet.
Paziente e determinata trascorre minuti interminabili in religiosa concentrazione, fino a quando non riesce, senza aiuto, ad infilare il pigiama o le crocs viola preferite.
Lesta, strappa di mano alla sorella più grande il burrocacao e lo spalma avidamente sulle labbra serratissime e quando la trousse firmata Pupa (regalo della zia senza figli…) viene dischiusa dalle mani esperte della grande – che con grande delicatezza spennella e lucida con cura il suo bel faccino – Sofia si appropria del prezioso scrigno, più viscida di un socialista. E in battibaleno, si trasforma in una maschera teatrale ma con l’aplomb di una regina.
La parola preferita del furetto non è mamma, neanche daddy e nemmeno Lamby (il fido agnellino che abusa da anni), ma “io”.
Quando c’è baruffa nell’aria, la lotta per la supremazia dei 3mt. quadrati di salotto, diventa sanguinaria e la piccola tira fuori le zanne e artigli mentre la grande soccombe alla sua furia.
Al mare, credendo di avere innato, il dono mistico del galleggio, è stata pescata al volo da mamma-Bolt a un pelo dall’immersione senza bombole.
Ore 5 del mattino, oggi.
Tutto tace, a parte gli inquietanti ronf-arf-ronf di Rocco, il cane dei miei in villeggiatura da noi – che ronfeggia e sogna nel buio. D’un tratto, la grande è svegliata da un brutto sogno, forse nella sua mente c’era un Labrador sovrappeso che cercava di mangiarla, e chiama sottovoce i rinforzi.
La piccola entra in missione, le ci vuole un micro secondo per riacquistare i sensi e accende la luce del comodino che la grande (causa pachidermica reazione al risveglio ereditata della madre) non trova mai, e organizza la spedizione punitiva in camera degli inermi genitori.
I vecchi ripetono spesso che i bambini di adesso sono molto più svegli di loro, a quell’età. Non sono sicura che sia vero, sono il genere di luoghi comuni tramandati di bocca in bocca, un po’ come “non esistono più le mezze stagioni” o “se vomiti in gravidanza il bambino ha tanti capelli”.
Quel che è certo è che la piccola furetta devastatrice, sarà che è la seconda, sarà che sono migliaia gli stimoli a cui è esposta, sarà che porca di quella troia è figlia nostra, ha una età biologica diversa da quella anagrafica.
Ma c’è un problema ben più grave a cui pensare e che non abbiamo avuto ancora il coraggio di confessarle.
Lei non è la sorella maggiore.