Quasi pronti…

Avessi saputo che il makeup del nuovo blog sarebbe durato quasi quanto la mia terza gravidanza, avrei iniziato il concepimento molto prima!

Ma…sia per quella reale che per quella virtuale siamo agli sgoccioli, e credo che la seconda batterà (ahimè) la prima al fotofinish. 

Quindi…nel giro di pochi giorni (ore?) vitadacasalinga tornerà operativo e dunque, oh voi fedelissimi, potrete riscrivervi per ottenere mie news in tempo reale.

La terzipara sdoppiata,

Erica 

 

 

Comunicazione di servizio

A TUTTI COLORO CHE SEGUONO IL BLOG RICEVENDO UN’EMAIL O COMUNICAZIONE DA WORDPRESS

Nella prossima versione del blog (nel caso siate ancora interessati a seguirmi) dovrete rifare la sottoscrizione perché i vostri dati, nel trasferimento da una piattaforma all’altra, saranno perduti nell’etere.

Grazie per la comprensione!

A presto

Erica

 

Restyling del sito..

 

make up

 

Amiche e amici, 

per qualche giorno il blog andrà  in rehab per poi tornare con un nuovo

make up, più  bello e giovane che mai.

Non andiamo in vacanza, stiamo solo lavorando per voi…non ci vorrà molto.

A prestissimo!

                                                                                                           Erica

 

 

 

Pomeriggio con Twister

download

Mia sorella per Natale ha regalato alle bambine Twister.

Subito, soprattutto la grande, hanno storto il naso; non si trattava di principesse, bamboline, barbie, giochi rosa o luccicanti. Non capivano bene cosa potesse esserci d’interessante dentro quella scatola a cerchi colorati.

Un mattino, ho aperto la confezione, letto le istruzioni in una manciata di minuti – non ci vuole un ingegnere per imparare Twister – e l’ho spiegato alle bimbe.

Boom. Il livello di interesse è schizzato alle stelle, forse per via della prospettiva di contorsioni, divaricazioni, e follie fisiche.

Comunico ai contendenti che probabilmente mi incrinerei una vertebra anche se fossi in condizioni normali, ma con pancione e gravi limiti di mobilità, rischio di spezzarmi in due e dover poi chiamare l’impresa edile per tirarmi su con la gru.

Mi limiterò a guardare gli altri tre partecipanti.

Julia, la grande, comincia ma si vede subito che le mosse sul grande tappetone sono più complicate di quello che si aspettava. Ha i piedi sudaticci e mentre tenta di mantenere stoicamente una posizione francamente impossibile – nella quale io avrei potuto restarci secca – ha i muscoli che tremano.

A me la scena pare di un’ilarità incontenibile.

lei, un po’ meno.

Pochi secondI dopo, cade a terra emettendo il suo ruggito di frustrazione (potrei riconoscere quell’urlo tra mille, ha il mio marchio, è quello che faccio io quando mi indiavolo su oggetti inanimati che non vogliono collaborare).

E poi esclama, teatrale: “questo gioco è bruttissimo, io non ci gioco più”.

E corre via piangente.

Inutile dire che, sdraiata sulla poltrona come un pachiderma in relax, non riesco a trattenere il divertimento, piango addirittura. La drammaticità di mia figlia è così travolgente che rischio di soffocare.

“Dai vieni a giocare!”.  Insisto qualche volta.

“Lo so perché non vuoi giocare, tu. Perché non vuoi perdere!”.

Perspicace la ragazza. Ma anche ignara del fatto che già salendo i 13 scalini di casa mia annaspo, figuriamoci a stare in posizioni asana per colpa di uno stupido gioco americano.

Si convince di tornare, la primadonna. Ma a una condizione: “Gioco solo se giochi anche TU. E se cadi, riderò IO”.

Piccole iene crescono…

Scendo in campo con maglia XXL dei St. Louis Cardinals, praticamente la mia uniforme in casa – sembro Pavarotti ma senza il fiorato – e braghe scooby doo. Inutile dire che sono regali from U.s.A.

Un paio di mosse e cade lei. Quella dopo, cado io. Mi accascio a terra e rido, lei lo prende come un insulto e se ne va un’altra volta.

La partita a quattro finisce.

Loro invece, decidono di continuare. Giocare in due è molto meglio che farlo coi due anziani genitori.